Via Giacomo Matteotti, 147
Borgomanero (NO)
Erano i tempi eroici e pionieristici della nascita di ciò che sarebbe poi divenuta la grande ristorazione italiana quando Piero Bertinotti apriva il suo Pinocchio. Correva l’anno 1962 e, in un Italia che correva verso il boom, questo locale doveva apparire non come una delle tante bugie raccontate dal personaggio collodiano, ma già una solida certezza. Ciò perché Bertinotti, sin dall’inizio, non ha mai smentito il suo credo, neanche quando, una ventina d’anni più tardi, nella Penisola risuonavano ammaliatrici le sirene della nouvelle cuisine che arrivava da Oltralpe. # Credo che, allora come oggi, ha due punti di forza: la qualità delle materie prime («non puoi fare un buon piatto, se non hai buoni ingredienti») e la forza identitaria delle ricette territoriali, sì ingentilite, sì alleggerite, sì nobilitate ma sempre riconducibili a una sfera di profumi e sapori comprensibili. Ecco quindi che la cucina di questo Pinocchio continua a non raccontare bugie, con i suoi piatti d’alta scuola: la magistrale scaloppa di fegato grasso d’oca con frutta e jus al Moscato; le gustose pappardelle di ragù di lucioperca con Pecorino Romano e crema di marroni; il succulento rognoncino di vitello alla senape. # La cantina è ampia (seppur non smisurata come in passato) e raccoglie molte etichette provenienti dal Piemonte, dalle altre regioni del nostro Paese e dalla Francia. Il servizio è di ottimo livello. I menu sono offerti a 75 e 90 euro. Se ne spendono 100 ordinando alla carta.